Illva Di Saronno Level Office Landscape

Capolavori d’impresa, ILLVA di Saronno

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Tra i capolavori d’impresa italiani, ILLVA di Saronno spicca grazie alla lungimiranza del suo patron Augusto Reina, che quattordici anni fa ha puntato su un approccio flessibile ed ergonomico per la sede dell’azienda, con un progetto per uffici a cura dell’Arch. Giorgio Tomasi.

Spesso ci si domanda se esistano veramente delle persone capaci di riconoscere il talento negli altri, compiendo senza incertezze le scelte che con il tempo si riveleranno giuste, senza essere filantropi o mecenati, ma solo possedendo una sensibilità e un acume che le rende diverse e più abili degli altri. Nel caso di Augusto Reina, patron dell’italianissima azienda ILLVA di Saronno (quella dell’amaretto per intenderci, da non confondere con l’azienda siderurgica di Taranto) queste caratteristiche sono state senza dubbio un vantaggio nella sua attività di imprenditore, portandolo a raggiungere importanti traguardi, facendo sempre la differenza. Come nota lui stesso: “Non bisogna mai guardarsi indietro, ma avanti. Il saper adeguarsi alle diverse culture nel mondo è fondamentale. Le occasioni ci sono sempre, ma il problema è saper scegliere e capire quali sono le vere opportunità”.

Quella di ILLVA, è la storia di un’azienda familiare nata circa 70 anni fa, con uno spirito di innovazione che l’ha trasformata in una multinazionale italiana presente in oltre 170 paesi, forte della propria storia e del know-how tipico del Made in Italy. Augusto Reina, partendo dal piccolo negozio del padre in centro a Saronno, ha costruito la propria storia di successo, tra i capolavori d’impresa italiani, attraverso quella “capacità di saper vedere cosa succede” concentrata sul domani, possedendo al contempo una conoscenza profonda del proprio mestiere che lo ha elevato a maestro dei liquori, di cui la sua industria si occupa. ILLVA, acronimo di Industria Lombarda di Liquori e Affini, è cresciuta in Italia e all’estero (specialmente negli Stati Uniti), ma è in Cina, con una partnership avviata nel 2008 con Chiangyu, che ha consacrato il proprio ruolo di leader di mercato. Ha infatti realizzato l’avveniristico progetto di Wine City, la più vasta area al mondo con circa 6200 acri dedicati alla produzione di vino e brandy, situata non lontano dalla città di Yantai sul mar Giallo, con un investimento di circa 800 milioni di euro. Si tratta di una fabbrica dal profilo curvilineo, evocativa delle sagome di botti dal colore rosso come la lacca cinese, che si staglia su interminabili distese di vigneti, oltre che di un luogo di produzione all’avanguardia, frutto di un proficuo scambio culturale ed economico. Inoltre, nella regione dello Xi’an (famosa per il sito archeologico dell’esercito di terracotta) il gruppo Chiangyu ha ricostruito un castello dalle sembianze medievali, intitolandolo proprio a Reina. Al suo interno un tempio della degustazione e del buon cibo, ottavo tassello di altrettante costruzioni che nell’area ricordano il paesaggio italiano e francese, con le loro tradizioni legate alla produzione di vino di qualità. La crescita di Illva si è poi estesa con l’acquisizione della distilleria Walsh a Dublino, una partnership in India, l’acquisto della storica Cantina Florio di Marsala, e delle cantine siciliane di Corvo e Duca di Salaparuta. Atti di coraggio e passione da parte dell’imprenditore, che ha valorizzato la qualità dei prodotti di ogni singolo luogo, sostenendo l’orgoglio dei lavoratori e coinvolgendoli nei progetti di rinascita che hanno dato nuovo lustro ai marchi.

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Questo viaggio nei capolavori d’impresa, parte però da Saronno, centro industriale dove l’azienda produce il “Di Saronno”, avvalendosi di una ricetta segreta, racchiusa nell’iconica bottiglia in vetro sfaccettato realizzata dai maestri di Murano, con il tappo quadrato che riporta il nome del prodotto e della fabbrica. Proprio lì la famiglia Reina, nel 2001 ha indetto un concorso per la realizzazione del nuovo insediamento industriale, assegnando l’incarico all’Architetto Giorgio Tomasi, giovane ma esperto nell’arredamento per ufficio. La sua visione fresca gli ha permesso di leggere lo spazio in modo agevole e spontaneo, individuando le caratteristiche di un ambiente all’avanguardia. Anche questa è stata l’abilità di Reina, quella di saper scegliere il professionista che ha dato corpo all’immagine nuova di ILLVA: al passo    con i tempi, capace di esprimere in modo chiaro la vocazione all’internazionalità (il 90% del fatturato proviene dall’estero) che affonda però le proprie radici nella tradizione lombarda.

L’Architetto Tomasi, tenendo fede a queste premesse, ha realizzato un edificio simbolo della contemporaneità, impiegando materiali nuovi come lo zinco – titanio del rivestimento murale e le ampie facciate vetrate che alleggeriscono la compattezza e il volume del fabbricato. Sono la trasparenza e la coerenza le caratteristiche architettoniche di quest’edificio metafora delle idee del suo imprenditore. Nel progetto di interni, il piano terra è stato destinato alle funzioni collettive, di accoglienza per ospiti e visitatori, realizzando arredi su misura, come la reception con parallelepipedi che sfidano la gravità, il bar dall’allestimento museale, funzionale all’esposizione dei prodotti dell’azienda, le quinte di separazione in maglia di rete metallica stirata e qualche pezzo inconfondibile di design italiano.

In tutto l’edificio prevale un’idea innovativa per il 2004, anno di realizzazione, frutto delle influenze statunitensi: al piano terra le sale riunioni sono state progettate come micro-architetture all’interno di spazi cilindrici self-standing, mentre ai piani superiori le pareti divisorie Planilux interamente in cristallo di Level Office Landscape, hanno garantito la massima trasparenza, eliminando le barriere visive e l’idea convenzionale di uffici chiusi, creando uno spazio fluido e permeabile alla luce, posto in diretto contatto con l’involucro edilizio. I contenitori-armadi Cross Storage, anticipazione della filosofia paperless abbinata alla digitalizzazione, sono stati perfettamente integrati alle pareti divisorie, mimetizzandosi con esse grazie alla finitura in alluminio delle componenti. Ancora oggi, visitando quegli uffici, è impossibile non stupirsi per la carica di novità ergonomica e funzionale che hanno portato ai lavoratori, introducendo un utilizzo più libero e meno vincolato, rispettando le differenti modalità di vivere l’ambiente ufficio.

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Photo credits: Giorgio Tomasi