Le pareti freestanding permettono di suddividere lo spazio in maniera funzionale anche nelle situazioni in cui non è possibile ancorarsi al soffitto o ai setti perimetrali. Ecco quali sono le pareti divisorie autoportanti ufficio e perché sceglierle.
Pareti freestanding ufficio, quali sono le loro funzioni
Separare lo spazio è un’esigenza sempre più impellente per gli uffici contemporanei, dove le distanze di sicurezza imposte dal post-pandemia, sono rispettate più facilmente grande ai sistemi cubicles.
Gli ampi open space, possono quindi godere di aree riservate e ambienti dedicati alla privacy e al focus work grazie all’installazione di pareti divisorie autoportanti ufficio.
Quando e dove si installano le pareti divisorie autoportanti ufficio
Le pareti freestanding ufficio hanno altezze che variano tra i 1600 e i 2500 mm, scelte in base alle dimensioni dello spazio che le ospita e a seconda delle funzioni che devono svolgere all’interno dell’ambiente di lavoro.
Nella versione da 1600 mm, per esempio, sono generalmente installate in abbinamento ai sistemi cubicles, in modo da separare efficacemente le singole postazioni dei lavoratori.
Nella loro versione vetrata, le pareti divisorie autoportanti consentono infatti di mantenere un giusto livello di privacy e di lasciar penetrare la luce naturale anche nelle zone più lontane dalle finestre.
All’interno degli open space sono installate con altezze superiori a 1600 mm per creare delle box che racchiudono huddle room, meeting room e postazioni informali, per permettere ai diversi membri di un team di lavorare assieme a specifici progetti. Possono anche fungere da elementi di separazione di aree con funzioni differenti.
Perché optare per le pareti divisorie autoportanti ufficio
Per quale motivo scegliere una parete freestanding piuttosto che una tradizionale parete divisoria ancorata a soffitto e pavimento?
È molto frequente trovarsi all’interno di uffici dove le altezze sono così importanti da non permettere il fissaggio della struttura metallica della parete divisoria, oppure con forme particolari come curve, volte e archi. Inoltre, in presenza di edifici storici protetti dalle sovraintendenze e dai Beni Culturali, non è possibile ancorarsi in alcun modo agli elementi architettonici della costruzione.
Talvolta, invece, si tratta solamente di una scelta estetica da parte di chi vivrà l’ufficio, che può percepire le pareti autoportanti come elementi capaci di dare un tocco ancor più contemporaneo allo spazio.
Come sono fatte le pareti divisorie autoportanti ufficio
Le pareti Planilux e Planilux Plus di Level Office Landscape con spessore 100 mm si prestano all’installazione freestanding.
Vengono realizzate con una modulistica verticale oppure orizzontale, con superfici vetrate monovetro o doppio vetro, cieche, oppure combinando pannelli pieni e vetro. In questo modo si ottiene una soluzione ibrida che cela alla vista alcune parti e contribuisce a raggiungere il livello più idoneo di privacy.
È possibile giocare anche con le finiture del vetro, scegliendo tra trasparente o acidato, oppure optare per la versione pellicolata e per l’applicazione di grafiche coordinate che richiamino particolari caratteristiche del brand e dell’azienda.
La versione cieca delle pareti divisorie autoportanti ufficio può essere personalizzata con diverse finiture e accessoriata con una porta e profili boiserie. Per unire la funzione di contenimento a quella di separazione, si possono installare moduli con armadi contenitori, anch’essi in versione freestanding.
Come dare stabilità alle pareti divisorie autoportanti
Dal punto di vista strutturale, per garantire una corretta stabilità, i profili delle pareti divisorie freestanding per ufficio devono avere uno spessore minimo di 100 mm, oltre che un profilo di irrigidimento orizzontale nella parte superiore.
L’ideale è avere almeno un lato della parete divisoria autoportante ancorato a un muro esistente, mente nel caso sia completamente freestanding, il consiglio è di prevedere una contro-parete di testa con azione antiribaltamento.
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