Max Ernst surrealismo

Il design della sorprendenza, un modo differente di vedere il mondo

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Un viaggio dal surrealismo al contemporaneo design della sorprendenza. Un nuovo modo per stupire attraverso la poetica degli oggetti e donare loro funzioni inedite e…sorprendenti.

 

Bello come l’incontro casuale di una macchina per cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio”. Con questa frase apparentemente illogica e sconclusionata, l’artista tedesco Max Ernst definisce una dimensione surreale. Quella che è possibile scoprire attraverso il sogno, che permette di far affiorare gli intimi e segreti desideri, le pulsioni, gli istinti e le paure che si annidano nell’inconscio dell’essere umano e attendono di essere rivelate.

 

Dal surrealismo alla sorprendenza

 

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L’Angelo del Focolare, Max Ernst

 

Il surrealismo, nato nel 1924, è il movimento artistico che privilegia il funzionamento reale del pensiero, libero da ogni vincolo della ragione. Molto spesso, infatti, gli artisti surrealisti si facevano ipnotizzare, e inventavano nuove tecniche per descrivere e rappresentare il loro viaggio nel profondo.

Max Ernst, con la frase appena citata, spiega che la bellezza nell’arte può essere legata all’accoppiamento casuale di due realtà apparentemente inconciliabili. Infatti sia un ombrello che una macchina per cucire hanno ciascuno una funzione ben precisa, che viene però sconvolta quando i due elementi vengono accostati in un contesto estraneo ad entrambi. Ciò che ne deriva è un’immagine completamente svincolata dalla volontà.

Da qui prende forma la sorprendenza che, pur essendo ben lontana da un contemporaneo readymade, è un modo con cui i designer e gli artisti riescono a sorprendere gli utilizzatori con nuovi prodotti che inducono a sperimentare nuove gestualità, modificando il tradizionale modo di vedere gli oggetti.

La sorprendenza unisce saperi, conoscenze e idee, che appartengono ad ambiti differenti, mai entrati in relazione l’uno con l’altro. Questo è il passaggio ulteriore rispetto all’intenzione dei surrealisti, che non tenevano in considerazione gli aspetti utilitaristici e funzionali degli oggetti d’uso quotidiano. Caratteristica che faceva conquistare loro lo status di opera d’arte.

 

Chi sono i designer della sorprendenza

 

Capaci di recuperare la lezione dei maestri italiani del progetto, i designer della sorprendenza riescono a rielaborarle in modo del tutto nuovo, rendendole contemporanee e dando loro nuove forme.

Di Lorenzo Damiani, progettista italiano che lavora con un mix di intuito e cultura, intrecciando spregiudicatezza e conoscenza dell’esistente, ha raccontato Silvana Annicchiarico su Domus. “Alchimista, chimico, genetista oggettuale, Damiani è capace di riprodurre sulla grande vetrata del suo studio un arcobaleno personale grazie all’analisi dell’inclinazione del vetro e del modo in cui va bagnato. Ma anche uno che usa il suo sapere e i suoi alambicchi di bottega per sperimentare innesti impensati, per saggiare i limiti funzionali di una tipologia, per esplorare la possibilità di fondere in un solo artefatto più tipi e più funzioni”, racconta l’esperta di Design e Arte.

 

Design della sorprendenza lorenzo damiani
Onlyone, Lorenzo Damiani

 

In effetti, a guidare il lavoro di Lorenzo Damiani sono idee semplici che, grazie alla conoscenza del mondo dei materiali, vengono portate al limite e diventano mezzi per creare una nuova visione della realtà. Come la collezione di rubinetti per il bagno OnlyOne del 2006, con cui il meccanismo di funzionamento dei joystick viene applicato per gestire quantità e temperatura di erogazione dell’acqua in un solo e semplice gesto. Oppure Airtable, tavolino dalla funzione di ventilatore, o ancora una sdraio per Campeggi che integra un tavolino e libera lo spazio da altri oggetti. Per non parlare di un pouf con aspirapolvere integrata.

Non si tratta quindi di magie, ma di oggetti che stupiscono e disorientano, per poi fornire una nuova interpretazione della realtà a chi li andrà a utilizzare.

 

L’intuizione dello zero waste

 

Damiani è stato anche tra i primi a utilizzare la sorprendenza per eliminare gli scarti e lo spreco di materiali dalla filiera produttiva del design. Come con la Packlight del 1995, con cui trasforma in un apparecchio illuminante il packaging realizzato da Osram per proteggere le lampadine. Permette così alle persone di applicare un virtuoso riuso, trasformando in oggetto di design ciò che altrimenti sarebbe finito nella pattumiera.

A detta del critico e designer Marco Romanelli, il design della sorprendenza viene praticato da quelli che sono anche inventori. Ovvero coloro che producono oggetti che i loro committenti non avrebbero neanche potuto immaginare, superando l’esistente e guardando oltre.

Procedendo con quell’inusuale accoppiata tanto cara al surrealismo, dove l’accostamento tra un ombrello e una macchina da cucire immaginato da Max Ernst diventa il binomio tavolino/ventilatore e aspiratore/pouf pensato e concretamente realizzato da Lorenzo Damiani.