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Gli uffici più celebri della storia dell’architettura

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Hanno fatto la storia dell’architettura con i loro layout aperti, antesignani dei contemporanei open-space, le loro inconfondibili facciate e lo stile che li lega ai grandi maestri che li hanno progettati. Ecco quali sono gli uffici più celebri di sempre, raccontati in ordine cronologico.

 

Officine Fagus, Walter Gropius e Adolf Meyer

 

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Manifesto del Bauhaus, le Officine Fagus sono state progettate da Walter Gropius e Adolf Meyer nel 1911 e sono state riconosciute Patrimonio Unesco esattamente cento anni dopo dalla loro edificazione. Conservatesi perfettamente, rappresentano un esempio di innovazione architettonica per l’epoca, che riprende alcuni dettami già applicati da Peter Behrens nel progetto per la fabbrica di turbine di AEG.

Il senso di trasparenza, sospensione e leggerezza evocato dall’edificio si deve alla facciata interamente vetrata in sostituzione dei tradizionali mattoni, con elementi portanti ridotti a sottili profili di acciaio. Grazie all’introduzione di un sistema di ventilazione all’avanguardia per l’epoca, insieme all’apporto di luce naturale, le Officine Fagus hanno scardinato l’idea di fabbrica come luogo chiuso e buio, permettendo a operai e dirigenti di svolgere la propria attività lavorativa in un ambiente salubre.

 

Uffici più celebri della storia dell’architettura: SC Johnson, Frank Lloyd Wright

 

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Costruito tra il 1936 e il 1939, il Johnson Wax Administration Building nel Wisconsin è tra gli edifici adibiti a ufficio più famosi della storia dell’architettura. Disegnato dall’architetto americano Frank Lloyd Wright, padre della progettazione “organica”, si riconosce per le sue colonne che evocano la forma di ninfee, dalla base circolare che culmina in grandi “ombrelli” sul soffitto, intervallati da lucernari realizzati in pyrex che permettono una diffusione uniforme dell’illuminazione.

La zona di lavoro detta Great Workroom è un vero e proprio open-space che non presenta nessuna partizione interna. Qui lavorano fianco a fianco i dipendenti della segreteria della Johnson Wax, mentre le postazioni degli amministratori sono ospitate sul mezzanino. Wright ha disegnato anche delle sedie personalizzate e numerosi arredi per l’ufficio di Johnson Wax che l’azienda utilizza ancora oggi. (Foto Credits Carol M. Highsmith (LOC) – G. E. Kidder).

 

Seagram Building, Ludwig Mies Van Der Rohe & Philip Johnson

 

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Il grattacielo newyorkese che incarna al meglio i dettami del Movimento Moderno dell’architettura e del funzionalismo è senza dubbio il Seagram Building, progettato da Ludwig Mies Van Der Rohe e Philip Johnson e terminato nel 1958. Voluto per ospitare gli uffici dei distillatori Joseph E. Seagram’s & Sons, è diventato un vero e proprio simbolo della Grande Mela, apprezzato per la sua linearità e pulizia architettonica con travi a vista in bronzo e vetri fumé, quanto per il design degli uffici.

La lobby di ingresso progettata da Johnson apre infatti la strada a planimetrie flessibili, la cui illuminazione è affidata, oltre che alla luce naturale perimetrale, a pannelli luminosi installati a soffitto. L’ampio spazio pubblico al piano terra conduce i visitatori alle colonne degli ascensori e ai bar e ristoranti che si trovano in aree contrapposte sul retro dell’atrio. Gli uffici della Seagram Company occupano i primi sette piani del grattacielo, adibito a uso residenziale nel resto dei livelli che, dato l’elevato costo dovuto all’impiego di materiali e finiture di pregio, ha valso al Seagram Building la nomea della “Rolls-Royce of Buildings”.

 

Uffici più celebri della storia dell’architettura: Palazzo ufficio Olivetti a Ivrea

 

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La figura visionaria di Adriano Olivetti ha posto l’attenzione a tematiche si sostenibilità ambientale e sociale quando ancora questo termine non era di tendenza come oggi. Le sue intuizioni sono diventate materia che ha plasmato la sede centrale di Olivetti, il Palazzo Uffici a Ivrea il cui incarico formale è stato conferito nel 1960 agli architetti Gian Antonio Bernasconi, Annibale Fiocchi e Marcello Nizzoli e, prima di questo edificio, l’ampliamento della fabbrica di Figini e Pollini degli anni ‘30. Le richieste sono state chiare: “avere una sede che consentisse flessibilità nella configurazione delle planimetrie e facilità nei collegamenti in senso sia orizzontale che verticale” come riportato dall’Archivio Storico Olivetti.

Nasce così nel 1963 un corpo centrale di sette piani dominato da una scala elicoidale che rappresenta una sorta di “piazza”, luogo di incontro e di passaggio per i dipendenti che desideravano raggiungere diverse postazioni, diramate all’interno di “bracci” lunghi 70 metri l’uno. Qui, dei corridoi centrali, permettono di accedere a uffici separati da pannelli mobili prefabbricati facilmente movimentabili per modificare l’ampiezza dello spazio, ognuno dotato di luce naturale grazie alle ampie vetrate perimetrali. Un’anticipazione ben riuscita dell’ufficio flessibile, standard progettuale del nuovo millennio.