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L’ufficio nell’era post-Covid favorisce benessere e socialità

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Secondo il nuovo approccio psicologico di architetti e progettisti, l’ambiente di lavoro deve favorire il benessere fisico e psicologico di dipendenti e collaboratori. Qui abbiamo parlato delle caratteristiche da tenere presenti quando si disegna un ufficio nell’era post-Covid.

 

La psicologia dell’architettura, da skill a mestiere

 

Estetica e funzionalità, tecnologia smart e sensori, materiali naturali e integrazione del verde all’interno dello spazio. Questi sono tutti i tasselli che un buon progettista oggi deve considerare per disegnare un ambiente che favorisca il benessere di chi lo vive.

L’insieme di queste componenti, va di pari passo con l’aspetto sociologico e sociale, legato a come le persone vivono gli spazi di lavoro. Una conoscenza che gli architetti sono soliti sviluppare sul campo e che, a quanto pare, diventerà presto una disciplina riconosciuta come un preciso mestiere.

L’architetto dell’era post-Covid, infatti, dovrà unire le sue conoscenze tecniche a quelle sul design, le neuroscienze e sulla psicologia, in modo da comprendere al meglio le esigenze dei suoi clienti e soddisfarle con progetti su misura. Diventerà quindi una sorta di psicologo dell’architettura.

 

I nuovi modi di vivere e di lavorare nell’ufficio dell’era post-Covid

 

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Oltre a ripensare le proprie case con una o più postazioni dedicate allo smart working, i lavoratori hanno affrontato il rientro in ufficio ritagliandosi (dove possibile), degli angoli tranquilli e intimi per svolgere le mansioni in totale sicurezza.

L’ambiente di lavoro, infatti, influenza l’umore e la produttività dei collaboratori, così come i rapporti con gli altri e il modo di interfacciarsi con i colleghi. Il progettista che si appresta a disegnare da zero o a ristrutturare un ufficio, deve quindi pensare a come “costruire comportamenti”, prima ancora di posare la matita su un foglio e disegnare partizioni o aree open-space.

La psicologia dell’architettura per l’ufficio nell’era post-Covid

 

Se le ricerche degli psicologi si sono da sempre concentrate sugli aspetti interiori e sulla personalità, grazie all’avvento delle neuroscienze, è stato possibile definire come i luoghi e tutti gli stimoli esterni possano influenzare i comportamenti delle persone.

Il design e l’architettura sono capaci di plasmare i pensieri e le emozioni di chi li vive, arrivando addirittura a influire sulla nostra identità. La luce, il suono, la temperatura e la qualità dell’aria, hanno quindi il potere di modificare la nostra percezione delle cose e i comportamenti.

Ecco perché oggi è fondamentale che i progettisti di uffici tengano bene in mente la psicologia dell’architettura, facendo in modo che lo spazio di lavoro trasmetta un senso di sicurezza, con effetti positivi sul benessere psicologico e le relazioni sociali.

 

Benessere e socialità: l’ufficio nell’era post-Covid

 

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Da dove iniziare? Prima di tutto dall’illuminazione, poiché la quantità e la qualità della luce a cui i lavoratori sono esposti durante la giornata ha un enorme impatto sulla loro salute fisica e mentale.

Svolgere le attività in spazi ben illuminati, possibilmente con luce naturale, riduce stress e stanchezza, non affatica gli occhi e favorisce la produttività, mantenendo livelli di concentrazione più alti.

Anche il contatto con elementi naturali influisce positivamente sul benessere psicofisico e sul buonumore, la stima di sé e il self-control. Secondo l’Università di Harvard il verde può addirittura migliorare le capacità cognitive dei chi passa molto tempo in spazi circondati dalla natura.

Parlando infine di socialità, un progettista che conosce le logiche della psicologia dell’architettura deve sapere come incentivare i momenti di interazione tra colleghi grazie al disegno dello spazio e alla sua organizzazione.

Lo scambio tra colleghi rafforza la produttività dei singoli lavoratori e, di conseguenza, di tutto il team. Si tratta inoltre di uno dei bisogni più forti dell’era post-Covid, poiché i rapporti diretti tra persone sono venuti spesso a mancare nell’ultimo anno e mezzo a causa di lockdown e smart working.

Per favorire la socialità al lavoro basta pensare a uffici aperti con pareti divisorie leggere, flessibili e trasparenti, che permettano di mantenere il contatto visivo e minimizzare l’isolamento tra una postazione e l’altra.

 

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