mostra gianfranco frattini palazzo arese borromeo

Un’occasione mancata. Il design non è solo un’immagine di Instagram

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Una riflessione di Massimo Gianquitto, Ceo di Level Office Landscape sulla mostra di Gianfranco Frattini al piano nobile del Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno.

 

Al Salone del Mobile e agli eventi del Fuorisalone a Milano, le iniziative organizzate nella settimana sono state talmente tante da non permettere a chiunque di visitarle tutte, senza trascurare qualche bella e imperdibile novità. A maggior ragione quelle al di fuori della cerchia dei bastioni, come la mostra dedicata a un protagonista del design italiano. Si intitola “Gianfranco Frattini, ieri, oggi, domani” ed è ospitata nelle sale affrescate del piano nobile di Palazzo Arese Borromeo, a Cesano Maderno (MB).

 

La mostra di Gianfranco Frattini

 

Chi ha mancato questo appuntamento, si è perso una doppia occasione. Conoscere il capolavoro di una residenza nobiliare suburbana in stile tardo-barocco lombardo, costruita dal 1654 al 1670 dalla famiglia Arese, poi completata nel corso degli anni dal ramo della famiglia Borromeo (visitabile però tutto l’anno), e la mostra allestita al piano nobile del Palazzo.

“Uno dei lasciti più interessanti resta però del Fuorisalone 2023 perché ci insegna molte cose sul design”. Come ha scritto Elena Cattaneo su un articolo dedicato al maestro Gianfranco Frattini, su Interni Magazine di aprile 2023. Chi ha avuto la possibilità di visitare la mostra è rimasto certamente sorpreso. Ha potuto infatti camminare per i magnifici saloni affrescati, che non conservano tuttavia gli arredi originali, trasferiti nel 1987 a Palazzo Borromeo dell’Isola Madre dei Principi Borromeo, diretti eredi degli Arese, per lasciare posto a quelli di noti brand di design.

Il visitatore ignaro avrà tratto una sensazione di perfetta armonia, di bellezza senza tempo, di quel connubio perfetto, e della ricerca di equilibrio tanto dichiarata, ma assai difficile da raggiungere, tra il contesto storico del palazzo e il design moderno. Giungendo nella sala dedicata ai ricevimenti, un’ambiente maestoso completamente coperto da affreschi seicenteschi, ci si può sbizzarrire a elencare gli anni di produzione dei numerosi imbottiti progettati da Frattini per aziende come Cassina, Ceccotti, Poltrona Frau e Tacchini.

 

Il dialogo tra classicismo e contemporaneità

 

Quei divani, poltrone e tavolini, che sembrano pensati per quel luogo, ma che di fatto non lo sono, anziché manifestare la loro sfacciata modernità si trovano a dialogare con rispetto in un contesto fuori dal loro tempo. Dimostrano così che il buon design è capace di misurarsi con il passare del tempo, affrontando le più temibili sfide. Quelle del gusto e della moda, che rendono superati prodotti e idee.

A dire il vero quello di Gianfranco Frattini è qualcosa di più di un prodotto di design nato, secondo le sue parole, in un periodo, neanche troppo lontano, in cui il design non era ancora chiamato così e chi disegnava mobili e oggetti per la casa non era etichettato come designer. E c’è un territorio d’Italia, da Milano alla Brianza, dove tutto è cominciato, grazie al favorevole incontro tra architetti, artigiani esperti e imprenditori illuminati”.

Maestro, abile artigiano legato alla bottega, profondo conoscitore dei materiali che usa per la realizzazione dei prodotti sfruttando le loro naturali caratteristiche, Frattini esprime la volontà di far nascere le forme degli oggetti dalla loro struttura, senza bisogno di aggiungere eccessi decorativi. Disegna costantemente: “Era sempre con la matita in mano”, ricorda la figlia Emanuela Frattini. Impegnato in quella strenua ricerca e cura del dettaglio, come se proprio lì risiedesse la qualità del progetto, capace di esprimere un’idea di bellezza che non coincide con ciò che s’intende per lusso.

 

Il percorso espositivo dedicato a Gianfranco Frattini

 

Giunto a metà del percorso espositivo il visitatore è invitato ad accomodarsi su sedie in legno disegnate da Frattini (non è difficile leggere i riferimenti più o meno espliciti di designer contemporanei che a lui si sono ispirati, dimostrazione della grandezza e attualità della sua lezione) lasciandosi accompagnare dalle sue parole. Fu allievo al Politecnico di Milano di Gio Ponti e Portaluppi.

La mostra prosegue con una carrellata continua sugli oggetti disegnati da Frattini, tra i più vari: vassoi, contenitori, lampade, cornici, alcuni ancora in produzione mentre altri non più. Una magnifica sala raccoglie una serie di progetti d’interni da lui realizzati, presentando schizzi originali e disegni tecnici, dai quali si percepisce non solo la sua grande manualità, bensì la capacità di creare nuove forme d’arredo per dare risposta alle nuove esigenze e della società degli anni Cinquanta-Sessanta in rapida trasformazione.

Gianfranco Frattini è stato un uomo e professionista attento ai cambiamenti e alle innovazioni prodotte nel corso degli anni come la rivoluzione della plastica: al quale risponde con il progetto dell’elmetto, un caschetto da cantiere giallo, per la Montecatini del 1963. Alla fine del percorso di questa mostra, si ha l’impressione di averlo conosciuto da sempre e aver apprezzato i suoi prodotti non perché siano la risposta alle mode del momento, ma perché esprimono la serietà di una professione, una visione di insieme del lavoro, un’idea nostalgica di qualcosa che forse non c’è più, ma che i progettisti dovrebbero ritrovare.